mercoledì 25 agosto 2010

Diego De Silva - LA DONNA DI SCORTA

LAURA
“E’ curioso il modo che ha il destino di venire sottoforma di tempo”. Già da queste prime righe, De Silva è riuscito ad attirare la mia attenzione e ad incuriosirmi. La trama del romanzo, lo si intuisce dal titolo, si rivela semplice ma l’autore, con la sua scrittura, penetra l’animo umano nelle sue sfaccettature più recondite e ci porta a conoscere i protagonisti di questa storia nella loro intimità. Al termine della lettura, verrebbe voglia di rileggerlo per potere meglio cogliere gli spunti di riflessione che ne derivano e che spesso sono vicini alla nostra quotidianità.

Diego De Silva è nato a Napoli nel 1964. Oltre a Voglio guardare (2002), romanzo, ha pubblicato il romanzo Certi bambini (2001), premio selezione Campiello, che racconta l’universo difficile di un bambino della sua città, fra la ricerca di una vita normale e l’inevitabile scelta di diventare un killer della camorra. Con linguaggio secco, freddo eppure ipnotico, l’attenzione all’universo dell’adolescenza, ricorrente anche nel suo ultimo romanzo, De Silva smonta tutti i luoghi comuni sul Sud, disegnando un mondo spaventoso che poi è il nostro mondo. Da “Certi Bambini”, libro tradotto in cinque paesi, è stato tratto un film. 

La donna di scorta è la messa a nudo di un sentimento vero e autosufficiente che non ricatta, non pretende; e non ha bisogno di investiture, sacrifici o riconoscimenti, ma nel puro desiderio dell'altro trova la sua sola ragione di essere. S'incrociano in una mattina di pioggia, su un marciapiede scivoloso. Dorina che fa tesi a pagamento e Livio che fa l'antiquario. Subito s'innamorano. Dorina, una giovane single, e Livio, un uomo sposato... Ma i ruoli di quella che potrebbe sembrare un'ordinaria relazione fra amanti clandestini s'invertono fin dall'inizio. Livio, radicato in una solida vita matrimoniale, si trova invischiato in un rapporto privo di gerarchie che la sua normalità non può reggere. Perché Dorina non vuol prendere il posto di sua moglie. Non chiede niente più di quello che Livio è disposto a darle. Accetta la sua condizione di marito e di padre con una naturalezza che sconvolge l'assetto ordinato della vita di lui. Tanto da fargli montare dentro l'ossessione di sapere se il silenzio di Dorina, la sua mancanza di domande, la sua tranquillità ogni volta che lo vede tornare in famiglia, la luce tiepida e rassegnata che raddolcisce lo sguardo siano cicatrici o espressioni naturali della sua persona.  



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