mercoledì 25 agosto 2010

Diego De Silva - LA DONNA DI SCORTA

LAURA
“E’ curioso il modo che ha il destino di venire sottoforma di tempo”. Già da queste prime righe, De Silva è riuscito ad attirare la mia attenzione e ad incuriosirmi. La trama del romanzo, lo si intuisce dal titolo, si rivela semplice ma l’autore, con la sua scrittura, penetra l’animo umano nelle sue sfaccettature più recondite e ci porta a conoscere i protagonisti di questa storia nella loro intimità. Al termine della lettura, verrebbe voglia di rileggerlo per potere meglio cogliere gli spunti di riflessione che ne derivano e che spesso sono vicini alla nostra quotidianità.

Diego De Silva è nato a Napoli nel 1964. Oltre a Voglio guardare (2002), romanzo, ha pubblicato il romanzo Certi bambini (2001), premio selezione Campiello, che racconta l’universo difficile di un bambino della sua città, fra la ricerca di una vita normale e l’inevitabile scelta di diventare un killer della camorra. Con linguaggio secco, freddo eppure ipnotico, l’attenzione all’universo dell’adolescenza, ricorrente anche nel suo ultimo romanzo, De Silva smonta tutti i luoghi comuni sul Sud, disegnando un mondo spaventoso che poi è il nostro mondo. Da “Certi Bambini”, libro tradotto in cinque paesi, è stato tratto un film. 

La donna di scorta è la messa a nudo di un sentimento vero e autosufficiente che non ricatta, non pretende; e non ha bisogno di investiture, sacrifici o riconoscimenti, ma nel puro desiderio dell'altro trova la sua sola ragione di essere. S'incrociano in una mattina di pioggia, su un marciapiede scivoloso. Dorina che fa tesi a pagamento e Livio che fa l'antiquario. Subito s'innamorano. Dorina, una giovane single, e Livio, un uomo sposato... Ma i ruoli di quella che potrebbe sembrare un'ordinaria relazione fra amanti clandestini s'invertono fin dall'inizio. Livio, radicato in una solida vita matrimoniale, si trova invischiato in un rapporto privo di gerarchie che la sua normalità non può reggere. Perché Dorina non vuol prendere il posto di sua moglie. Non chiede niente più di quello che Livio è disposto a darle. Accetta la sua condizione di marito e di padre con una naturalezza che sconvolge l'assetto ordinato della vita di lui. Tanto da fargli montare dentro l'ossessione di sapere se il silenzio di Dorina, la sua mancanza di domande, la sua tranquillità ogni volta che lo vede tornare in famiglia, la luce tiepida e rassegnata che raddolcisce lo sguardo siano cicatrici o espressioni naturali della sua persona.  



Jonathan Coe - LA PIOGGIA PRIMA CHE CADA

LAURA
Immaginate un’anziana signora che, prima di porre fine alla propria esistenza, decida di raccontare ad una non vedente la storia della propria famiglia attraverso tre generazioni. È zia Rosamond, che passerà in rassegna venti fotografie e, tenendole tra le mani, registrerà ciò che vede in semplici cassette da far recapitare ad Imogen, la ragazzina cieca a lei cosi’ cara. Coe ci consegna un romanzo dalla struttura particolare e coinvolgente, accompagnando il lettore a sfogliare non sole le pagine ma, una dopo l’altra, le foto di un album di famiglia. Buona lettura.

Jonathan Coe è nato a Birmingham nel 1961, è sposato e vive a Londra. Ha svolto molte attività: insegnante di Poesia Inglese all'università di Warwick, musicista semiprofessionista, correttore di bozze, giornalista e scrittore freelance. E' considerato uno dei più promettenti talenti narrativi inglesi e si distingue per l'originalità dei suoi racconti e l'acuto spirito contro le contraddizioni della società inglese. E' stato autore di biografie: di Humphrey Bogart e di James Stewart (pubblicate in Italia da Gremese editore). Ha scritto i romanzi: La famiglia Winshaw (Feltrinelli, 1995), Questa notte mi ha aperto gli occhi (The dwarves of death; Polillo editore, 1996), La casa del sonno (Feltrinelli, 1998), L'amore non guasta (Feltrinelli, 2000), La banda dei brocchi (The Rotters' club; Feltrinelli, 2002), Donna accidentale (The accidental woman, 1985; Feltrinelli, 2003). 
La Zia Rosamond non è più. È morta nella sua casa nello Shropshire, dove viveva sola, dopo l'abbandono di Rebecca e la morte di Ruth, la pittrice che è stata la sua ultima compagna. A trovare il cadavere è stato il suo medico. Aveva settantatré anni ed era malata di cuore, ma non aveva mai voluto farsi fare un bypass. Quando è morta, stava ascoltando un disco - canti dell'Auvergne - e aveva un microfono in mano. Sul tavolo c'era un album di fotografie. Evidentemente, la povera Rosamond stava guardando delle foto e registrando delle cassette. Non solo. Stava anche bevendo del buon whisky, ma... Accidenti, e quel flacone vuoto di Diazepam? Non sarà stato per caso un suicidio? La sorpresa viene dal testamento. Zia Rosamond ha diviso il suo patrimonio in tre parti: un terzo a Gill, la sua nipote preferita; un terzo a David, il fratello di Gill; e un terzo a Imogen. Gill e David fanno un po' fatica a capire chi sia questa Imogen, perché prima sembra loro di non conoscerla, poi ricordano di averla vista solo una volta nel 1983, alla festa per il cinquantesimo compleanno di Rosamond. Imogen era quella deliziosa bimba bionda venuta con gli altri a festeggiare la padrona di casa. Sembrava che avesse qualcosa di strano. Sì, era cieca. Occorre dunque ritrovare Imogen per informarla della fortuna che le è toccata. Ma per quanti sforzi si facciano, Imogen non si trova. E allora non resta - come indicato dalla stessa Rosamond in un biglietto - che ascoltare le cassette incise dalla donna... 

martedì 24 agosto 2010

Marco Pizzuti - RIVELAZIONI NON AUTORIZZATE

ALBERTO
Poteri Occulti, Signoraggio Bancario, Illuminati, Nuovo Ordine Mondiale, Massoneria, Alta Finanza Internazionale, piani secolari di dominio...solo fantapolitica? Leggete questo libro e fatevene un'idea!

Marco Pizzuti (Roma 1971, laurea in legge) lavora per una nota società di servizi presso le più prestigiose istituzioni dello Stato (Camera dei Deputati, Senato della Repubblica e Consiglio di Stato). Da oltre vent’anni conduce appassionate ricerche indipendenti e ora si è imbattuto nella scoperta di una congiura mondiale che ha scelto di divulgare pubblicamente.Molti interrogativi riguardo ai grandi capovolgimenti della storia qui trovano inquietanti risposte. I documenti raccolti da svariati ricercatori sono ormai in grado di dimostrare come un super-governo ombra, diretto dall’alta finanza internazionale, coordina da tempo le azioni e i programmi dei nostri rappresentanti di ogni colore politico per realizzare disegni di dominio assoluto, di globalizzazione. Si tratta di ciò che la massoneria ama eufemisticamente definire “Nuovo Ordine Mondiale”, un piano secolare che contempla la concentrazione di tutte le risorse del pianeta nelle mani di una infima élite di superbanchieri. Solo conoscendo i retroscena e gli obiettivi delle società occulte a cui sono appartenuti e appartengono tutt’ora tutti i maggiori protagonisti della storia possiamo provare a comprendere realmente il passato, il presente, e forse anche il nostro futuro. Un’analisi dettagliata e approfondita del vero ruolo esercitato dalle società segrete nel corso della storia. Un libro esplosivo che fa finalmente luce su eventi epocali, come i conflitti mondiali, il terrorismo internazionale e la nascita delle grandi ideologie. È solo fantapolitica, come amano farci credere le versioni ufficiali?


venerdì 20 agosto 2010

Mario Tobino - IL PERDUTO AMORE

PATRICIA
Delicato romanzo di Tobino sul trasformarsi di un grande amore fino al punto di perdersi quando comincia a cambiare il contesto che lo aveva visto nascere.




Scrittore prolifico, esordì prima come poeta per poi affermarsi come romanziere. Le sue opere sono segnate da uno spiccato autobiografismo e da un forte connotato psicologico e sociale.
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In un ospedale da campo in Libia, durante l'ultimo conflitto mondiale, nasce e si rafforza, nonostante gli orrori della guerra, un amore fra un tenente medico e una crocerossina. L'avvenire sembra luminoso, dato che i due innamorati potranno rivedersi in Italia e riabbracciarsi nel palazzo nobiliare di lei. Invece è proprio da quel momento che ha inizio un progressivo distacco della donna. Le cause, immagina il protagonista, possono essere tante, dalla differenza sociale all'oscuro domani che può offrire un giovane medico idealista, dedito alla psichiatria, che ha appena scritto il suo ultimo libro di versi. L'abbandono è doloroso e la ferita è profonda: saranno gli eventi dell'imprevedibile finale a riscattarne il significato nella prospettiva di due intere esistenze. Al tema del perduto amore se ne intrecciano tuttavia altri: la corruzione degli alti ufficilai del regime, il clima cinico e quasi indifferente della capitale, i rapporti di solidarietà creativa tra letterati e artisti fiorentini. La storia d'amore trova quindi uno sfondo che completa e arricchisce un romanzo che, nella sua capacità di fondere tenerezza e lucidità, rimpianto e realismo, si rivela come una delle opere più felici, ispirate ed equilibrate di Mario Tobino.

lunedì 16 agosto 2010

SENECA - Lettere morali a Lucilio

ALBERTO
Seneca è un Maestro di vita insostituibile. Un libro da tenere sempre a portata di mano. Da leggere, rileggere e rileggere.




Lucio Annéo Seneca, figlio di Seneca il Vecchio, nacque a Cordova, capitale della Spagna Betica, una delle più antiche colonie romane fuori del territorio italico, in un anno di non certa determinazione; i fratelli erano Novato e Mela, padre del futuro poeta Lucano. Le possibili date attribuite dagli studiosi sono in genere tre: il 3 a.C., il 4 a.C. o l'1 a.C.; sono tutte ipotesi possibili che si fondano su vaghi accenni presenti in alcuni passi delle sue opere in particolare nel De tranquillitate animi e nel Epistulae ad Lucilium. La famiglia di Seneca, gli Annei, ha origini antiche ed è Hispaniensis, cioè non originaria della Spagna, ma discendente da immigrati italici, trasferitisi nella Hispania Romana nel II secolo a.C., durante la fase iniziale della colonizzazione della nuova provincia. La città di Cordoba, la più famosa e grande di tutta la provincia, aveva assimilato fin dalle origini l'élite economica e intellettuale della popolazione italica; intensi erano i suoi rapporti con Roma e la cultura latina.
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Le lettere morali a Lucilio sono da considerarsi la più alta opera filosofica di Seneca. Appartengono all'ultimo periodo di vita dell'autore e ne rappresentano in un certo senso il testamento spirituale. Con grande originalità di pensiero, Seneca vi tratta elevate questioni di etica, cercando di confortare, nella persona dell'amico Lucilio, l'umanità intera con i frutti della sua sofferta esperienza personale. Seguace della filosofia stoica, egli raccomanda la supremazia della ragione sulle passioni e il sacrificio dell'individuo a vantaggio della collettività. La modernità dello stile, che procede in modo rapido e vivace, per brevi proposizioni, mantenendosi molto lontano dalla sonora concinnitas ciceroniana, conferisce alla pagine di Seneca un fascino tutto particolare. NOTE DI COPERTINA

domenica 15 agosto 2010

JOSEPH ROTH - La leggenda del santo bevitore

ADRIANO
         
Una parabola di vita, un racconto senza  tempo.



Nato a Schwabenhof [vicino Brody, Galizia orientale] nel 1894 (morto a Paris nel 1939), di famiglia ebraica, studiò germanistica e filosofia a Vienna dove conobbe Karl Kraus. Partecipò volontario alla prima guerra mondiale, cadde prigioniero dei russi. Dopo queste amare esperienze si diede a una intelligente ma disordinata attività giornalistica a Vienna, Berlin, Francoforte. Emigrò nel 1933. Morì consumato dall'alcool. Esordì con il romanzo La tela di ragno (Das Spinnennetz, 1923) ritratto di un filisteo tedesco avido di potere. In Hotel Savoy (1924) tema di fondo è la delusione del reduce che trova in sfacelo la società prebellica da lui conosciuta. Motivo centrale dell'opera narrativa e saggistica di Roth è la tragica vicenda degli ebrei dell'europa centrale, costretti dal crollo della monarchia austro-ungarica a emigrare verso l'occidente europeo e gli Stati Uniti. Una emigrazione che rinnova l'antica diaspora: un venerando patrimonio religioso e culturale, sintetizzato soprattutto dal chassidismo, viene per sempre di sperso, mentre i superstiti devono subire la contaminazione della civiltà tecnologica occidentale, edonistica e atea. Dopo i saggi di Ebrei erranti (Juden auf Wanderschaft, 1927) è un romanzo ca rico di biblica angoscia, Giobbe (Hiob, 1930). Indagando la causa storica della dispersione dell'ebraismo mitteleuropeo, Roth adombra la "finis Austriae" nel romanzo- capolavoro La marcia di Radetzky (Radetzkymarsch, 1932). E' la storia della famiglia Trotta, di stirpe slovena e contadina, che acquista lustro sui campi di battaglia di Solferino (1859) quando il luogotenente di fanteria Joseph Trotta salva la vita al giovane imperatore Francesco Giuseppe e ne riceve in ricompensa il titolo di nobiltà. "L'eroe di Solferino" è ricordato in tutti i libri di testo dell'impero e trasmette agli eredi il compito di salvaguardare tale eroismo con l'assoluta devozione e il perfetto decoro di fedeli sudditi della monarchia. La loro vita si svolge parallela a quella del longevo imperatore: Carl Joseph irresoluto e debole nipote, le cui modeste vicende di carriera e d'amore occupano buona parte del romanzo, muore in uno dei primi scontri della guerra 1914-18. Il padre, il sottoprefetto Von Trotta, dopo aver atteso nel parco di Schönbrunn l'annuncio della morte dell'imperatore, si lascia morire nell'autunno piovoso che suggella anche la fine di un'epoca. Al tramonto del mondo asburgico e della sua irripetibile dimensione psicologica e ideologica, dedicò anche La Cripta dei Cappuccini (Die Kapuzinergruft, 1938) e La milleduesima notte (Die Geschichte der 1002.Nacht, 1938) breve romanzo in cui "il mondo di ieri" è contemplato con occhio disincantato e limpido, nell'ebbrezza di un distacco che incrina appena il cristallo del- la memoria: Vienna con gli ufficiali e le ragazze innamorate è ormai per sempre solo una fiaba sottratta alla consunzione e alla morte. Il breve amaro racconto La leggenda del santo bevitore (Die Legende vom heiligen Trinker, 1939) può essere considerato un patetico presentimento della fine dello scrittore.


I debiti si pagano. E così anche Andreas, barbone che dorme sotto i ponti della Senna, vive la storia narrata in questo libro tendendo continuamente all’obiettivo ultimo che è quello di saldare un debito di 200$ con niente poco di meno che Santa Teresa. Sì, perchè al vecchio signore che gli dona 200 franchi, Andreas promette che li avrebbe restituiti, lasciandoli come offerta nella cappella di Santa Teresa.



I debiti si pagano, si diceva, e per un barbone, un ultimo, un intoccabile, il denaro può essere uno strumento buono per sentirsi per un effimero attimo ricco, per assaporare un assaggio di borghesia.
Ma se il denaro viene da un debito, il debito va restituito.
Certo una banca si mobiliterebbe per riavere i suoi soldi più gli interessi, ma Santa Teresa? E così Andreas trova più di una tentazione sempre in prossimità del suo obiettivo, e vi cede, che siano donne, alcool, vecchi amici...
Il giudizio dell’autore in questo breve romanzo un pò surreale e un pò bohemièn sembra granitico: nel ripagare i debiti sta la pace dell’uomo, la sua redenzione dal senso di colpa.
Ciò che proprio di questi tempi sta accadendo al mondo può portarci forse a conclusioni diverse sulla natura del debito e sulla sua capacità di portare parità, una volta estinto.
Quando possiamo giudicare savio il comportamento di Andreas? Quando esso diventa mezzo attraverso cui vive le vicende che danno senso ad ogni istante del libro o piuttosto quando si ritrova strenuamente deciso verso il fine ultimo, l’estinzione del debito che coinciderà per un ironico fato con l’estinzione della sua vita stessa?
Recensione a cura di Dimitri Stagnitto

sabato 7 agosto 2010

FRED UHLMAN - L'amico ritrovato

PATRICIA
Breve ma intenso libro che ci parla del valore dell'amicizia.
La storia è ambientata in Germania durante la Seconda Guerra Mondiale.
La lettura risulta scorrevole anche per chi solitamente non ama particolarmente leggere... provare per credere.

Fred Uhlman, noto anche come Manfred Uhlmann, (Stoccarda, 19 gennaio 1901Londra, 11 aprile 1985), è stato uno scrittore, pittore e avvocato tedesco.
Nato ebreo dovette abbandonare la sua patria per sfuggire alle persecuzioni naziste. La sua formazione ha luogo frequentando nella sua città il "Karl Alexander Gymnasium", di gloriose tradizioni, per poi continuare gli studi in legge.
Dal 1927 praticò la professione di avvocato, fu membro attivo del Partito socialdemocratico tedesco (SPD) ed ebbe contatti con Kurt Schumacher. Di religione ebraica dovette abbandonare l'attività nel 1933 quando si instaurò il regime nazista. Lasciò la Germania per recarsi prima in Francia, dove si fece conoscere come pittore, e tre anni dopo in Inghilterra dove ebbe i primi successi in tale professione.
Nel 1971 pubblicò la sua opera più famosa: il romanzo L'amico ritrovato (Reunion). Iniziò così una trilogia, la Trilogia del ritorno, che comprende anche Un'anima non vile e Niente resurrezioni, per favore.
La notorietà in campo letterario gli arrivò per l'opera autobiografica Storia di un uomo (The Making of an Englishman), oltre che per il già citato L'amico ritrovato. Quest'ultimo dopo un primo insuccesso, venne tradotto in diciannove lingue e dal quale, nel 1989, fu tratto il film L'amico ritrovato, di Jerry Schatzberg.


                                                      Nella Germania degli anni Trenta, due ragazzi sedicenni frequentano la stessa scuola esclusiva. L'uno è figlio di un medico ebreo, l'altro è di ricca famiglia aristocratica. Tra loro nasce un'amicizia del cuore, un'intesa perfetta e magica. Un anno dopo, il loro legame è spezzato. "L'amico ritrovato" è apparso nel 1971 negli Stati Uniti ed è poi stato pubblicato in Inghilterra, Francia, Olanda, Svezia, Norvegia, Danimarca, Spagna, Germania, Israele, Portogallo.
Olocausto, razzismo, guerra sono alla base del libro. Il romanzo è ambientato in Germania nel periodo di ascesa del partito nazionalsocialista (1933): ormai Hitler era ad un passo dal potere e l'intolleranza razziale e il culto della razza ariana si diffondevano nella maggior parte del paese. Il romanzo è incentrato sulla grande amicizia tra due ragazzi sedicenni: Hans Schwarz, figlio di un dottore ebreo, e Konradin, conte di Hohenfels. Konradin appare sicuro nel portamento, sempre composto, un vero aristocratico dal sorriso controllato, appena accennato, altezzoso, elegante non solo nel vestire, ma anche nel muoversi (al contrario di Hans, talvolta impacciato e trasandato nell'abbigliamento). I suoi vestiti sono impeccabili, fatti di buona stoffa e taglio; anche i colori sono sobri ed eleganti. Konradin ha un atteggiamento tale da sembrare adulto. E' conte di Hoenfels, ma la sua particolare eleganza non dipende dal titolo nobiliare: nella sua classe ci sono altri "titolati", ma nessuno può reggere il paragone con lui. Hans si rende conto di essere molto diverso da quel ragazzo biondo: infatti è timido e insicuro, ha le mani tozze e goffe, sempre macchiate d'inchiostro a differenza di quelle di Konradin, che sono bianche, pulite e curate. Tutto ciò che possiede è curato nei minimi particolari: dalla cartella alla penna stilografica. L'autore (Fred Uhlman, nato a Stoccarda nel 1901 e morto nel 1983 a Londra) del romanzo (autobiografico) ambienta il racconto nella Stoccarda del primo dopoguerra. La città aveva una popolazione che non superava il mezzo milione di abitanti, era munita dei migliori teatri e musei del nord Europa: aveva tutto l'aspetto di una capitale. La città si estendeva in una stretta valle circondata da vigneti e da colline. Sulle terrazze dei numerosissimi ristoranti nelle sere d'estate, la gente si divertiva allegramente bevendo in compagnia. I due ragazzi frequentandosi imparano a conoscersi sempre meglio: spesso Hans invita Konradin a casa sua. Nell'animo di Hans si insinua il dubbio che l'amicizia non sia pienamente corrisposta perché Konradin contraccambiava i suoi inviti evitando scrupolosamente di farsi vedere dai propri famigliari in sua compagnia. Tutti i dubbi di Hans furono confermati da un episodio: la mamma di Hans aveva procurato due biglietti per il Fidelio; il giorno dello spettacolo erano presenti all'interno del teatro personaggi di rilievo come il Presidente della Repubblica e la famiglia Hohenfels; oltre a Konradin erano presenti anche il conte e la contessa. Konradin saluta alcuni suoi conoscenti, incrocia lo sguardo di Hans ma finge di non riconoscerlo. Al termine del primo atto Hans si reca nel grande salone e attende l'arrivo della famiglia Hohenfels. Il suo amico, quando arriva, non lo degna nemmeno di un saluto. Il giorno seguente i due ragazzi continuano a parlarsi come se nulla fosse accaduto, ma giunti al momento di salutarsi, di fronte all'abitazione di Konradin, Hans chiede con franchezza quale fosse il motivo per il quale il giorno precedente lo aveva freddamente evitato. Konradin inizialmente nega tutto, dichiarando di non averlo visto, ma poi decide di rivelare al suo migliore amico l'odio della madre verso gli ebrei, che considera inferiori a servi, la feccia della terra, e che teme in quanto rappresentano un vero e proprio pericolo. Questo episodio rappresenta per l'autore l'inizio della fine dell'amicizia tra i due ragazzi.
 Molto difficile da capire l'atteggiamento di Konradin, al momento viene giustamente interpretato come tradimento, irreparabile offesa ai sentimenti più nobili di amicizia. La tragicità degli avvenimenti che seguono il suo esilio in America, il suicidio dei genitori, tutto contribuisce a creare nell'animo del lettore un crescente senso di dolorosa tristezza. Il finale è a sorpresa, imprevedibile, ed illumina l'animo dell'autore, comunicando al lettore una commozione profondissima. L'amico si è addirittura immolato alla causa degli ebrei ed ha sancito con il suo atto di eroismo (tentativo di attentato a Hitler) un patto di fedeltà immortale.                                                                                                                                                                                                                                              

venerdì 6 agosto 2010

I CONSIGLI DI LAURA

ROY LEWIS - Il più grande uomo scimmia del Pleistocene

"Il libro che avete tra le mani è uno dei più divertenti degli ultimi cinquecentomila anni". Così Terry Pratchett definisce questa anacronistica e simpatica avventura di un gruppo di primitivi che il lettore potrà seguire nelle loro prime scoperte di pratico uso quotidiano, fino all'istituzione del matrimonio. Le pagine, una dopo l'altra, se da un lato suscitano il sorriso, senza mai essere banali, dall'altro riescono anche a far riflettere e senz'altro a stimolare paragoni con la nostra vita "moderna".
 PIERO CHIARA - I giovedì della signora Giulia.

Se cercate un libro leggero da mettere in valigia o da leggere in un pomeriggio estivo di relax, vi suggerisco "I giovedì della signora Giulia". Potrete seguire le indagini del commissario Sciancalepre alla ricerca della moglie dell'avvocato Esengrini in una piccola città di provincia anni '50. La scrittura, semplice e scorrevole, ritrae personaggi che accompagneranno il lettore fino all'ultima riga, stimolandolo a terminare il racconto per scoprire il colpevole...
BENEDETTA CIBRARIO
Sotto cieli noncuranti
Matilde ha dodici anni. Non sopporta i guanti spaiati e compie piccoli, bizzarri rituali per addomesticare la realtà, per darle un ordine. È un dicembre torinese, pieno di neve e di ombre. Pochi giorni prima di Natale, il padre di Matilde, il magistrato Giovanni Corrias, è chiamato a indagare sul caso di un bambino morto in circostanze misteriose. Mentre avvia i primi accertamenti e formula le prime ipotesi sua moglie viene investita da un'auto, ed è come se la sorte disegnasse una sua geometrica contemporaneità. 

Al colpo durissimo il magistrato risponde facendo leva sul senso del dovere e della professione, aggrappandosi alle indagini in corso. Violaine, una giovane poliziotta laureata in psicologia, lo aiuta a ricostruire la sequenza dei fatti. Matilde, intanto, osserva gli adulti e il loro dibattersi alle prese con la fragilità dell'esistenza. Con ostinata tenerezza si domanda in che maniera curare il dolore del padre e delle sorelle, nella convinzione che spetti a lei tentare di aggiustare quello che si è improvvisamente rotto, e alla geometria oscura della morte se ne sovrappone un'altra, luminosa e impalpabile.  

 FRANCESCO RECAMI
Il ragazzo che leggeva Maigret
Giulio, detto Maigret perché delle inchieste del commissario è un accanito collezionista, vive nella tenuta dei San Vittore. Il padre è il fattore della proprietà, la madre è una cuoca esperta di raffinatezze casalinghe. Quasi di fronte a ogni evento, Giulio-Maigret si domanda come si comporterebbe il commissario, ma il processo mimetico non è mai in lui totale al punto di annullare la distanza dal suo eroe di carta: il ragazzo è sempre vigile a non perdere il senso di realtà. Ma un giorno, vuoi per l'incertezza dell'alba invernale, vuoi perché la noia del paesino è divorante, vuoi perché l'episodio è particolarmente vivido e singolare, il piccolo Maigret non riesce più a sottrarsi alla sensazione di un vero mistero. Un uomo ha buttato qualcosa di ingombrante nel canale, proprio in prossimità della chiusa; e quell'uomo è salito trafelato e guardingo sullo stesso pullman che sta portando il piccolo Maigret a scuola, ed è sospettosamente coperto di un lacero impermeabile sul vestito elegante. Giulio-Maigret dimenticherebbe, ma da quel momento i fatti, le coincidenze lo incalzano: insomma, proprio come accade al vero Maigret, nella banale atmosfera quotidiana si respira qualcosa di nuovo che accende l'intuito. 
LAURA
E che introduce in una "storia confusa di soldi, di cadaveri inesistenti, di paura e di maialini senza coda" piena di personaggi che risultano tanto sorprendentemente bizzarri quanto erano all'inizio sorprendentemente quotidiani.                     
                                                               

giovedì 5 agosto 2010

Marguerite Yourcenar - MEMORIE DI ADRIANO

La saggezza di un vecchio imperatore che dovrebbe ispirare ogni uomo. 
Adriano.
Marguerite Yourcenar, pseudonimo di Marguerite Cleenewerck de Crayencour (Bruxelles, 8 giugno 1903Mount Desert, 17 dicembre 1987), è stata una scrittrice francese. È stata la prima donna eletta alla Académie française.
Nacque da una famiglia franco-belga di antica nobiltà, il padre, Michel Cleenewerck de Crayencour era un ricco proprietario terriero francese, la madre, Ferdinande (Fernande) de Cartier de Marchienne, che rappresentava il ramo belga della famiglia, anch'esso di nobile stirpe, morì dopo dieci giorni dal parto, stroncata dalla setticemia e dalla peritonite, complicazioni dovute alla nascita della bambina. La Yourcenar fu educata privatamente dal solo padre in una villa a Mont Noir nel comune di Saint-Jans-Cappel nel nord della Francia. La bambina si dimostrò subito una lettrice precoce, interessandosi a soli 8 anni alle opere di Jean Racine e Aristofane e imparando a dieci il latino e a dodici il greco. All'età di diciassette anni, a Nizza, Marguerite de Crayencour pubblica sotto lo pseudonimo di "Marg Yourcenar" la prima opera in versi: Le jardin des Chimères; scelse questo pseudonimo con l'aiuto del padre, anagrammando il suo cognome (Crayencour, appunto). Nel 1924, in occasione di uno dei tanti viaggi in Italia, visita per la prima volta Villa Adriana e inizia la stesura dei primi Carnet des Notes per le Mémoires.
Successivamente dà alle stampe La denier du Rêve, un romanzo ambientato nell'Italia dell'epoca. Nel 1937 Marguerite fa un incontro fondamentale per la sua carriera e per la sua vita in generale con Grace Frick, intellettuale americana. Nel 1939, allo scoppio della Seconda guerra mondiale si trasferì negli Stati Uniti d'America e ne prese la cittadinanza nel 1947, pur continuando sempre a scrivere in francese. Negli Stati Uniti insegnò letteratura francese e storia dell'arte dal 1942 al 1950 e dal 1952 al 1953.
Iniziò così un decennio di privazioni, che ella stessa definirà più tardi come il più brutto della sua vita. Questo periodo della sua vita si conclude con la pubblicazione delle Memorie di Adriano, sicuramente il suo libro di maggior successo. A partire da questo momento la Yourcenar comincia una serie di viaggi in giro per il mondo, che conosceranno una pausa solo per l'aggravarsi delle condizioni di salute della sua compagna Grace Frick che la porteranno alla morte. Dopo la morte della compagna di una vita la scrittrice conosce Jerry Wilson, che diventerà presto una delle sue più intense passioni. Purtroppo neanche lui le sopravvive. Marguerite Yourcenar muore presso l'ospedale Bar Harbor di Mount Desert nel 1987.

«Mi sentivo responsabile della bellezza del mondo», dice di sé Adriano, questo personaggio cosí raffinatamente calato nella sua epoca, eppure cosí vicino al tormento di ogni uomo, di ogni tempo, nell'accanita ricerca di un accordo tra felicità e logica, tra intelligenza e fato.

Il capolavoro di Marguerite Yourcenar unisce al cesello perfetto della ricostruzione storica il coraggio di presentare a tutto tondo un grand'uomo, l'altezza del suo pensiero, la disponibilità intellettuale, le intuizioni profetiche, donandoci non già un saggio erudito, ma un libro dei giorni nostri, e dei giorni a venire. Perché, come ha scritto la Yourcenar, «non siamo i soli a guardare in faccia un avvenire inesorabile».
I taccuini di appunti dell'autrice (annotazioni di studio, lampi di autobiografia, ricordi, vicissitudini della scrittura) perfezionano la conoscenza di un'opera che fu pensata, composta, smarrita, corretta per quasi un trentennio. La nota della traduttrice, Lidia Storoni Mazzolani, ci regala la storia di un'amicizia nata lavorando insieme alla versione italiana.


mercoledì 4 agosto 2010

Roberto Scarpinato - IL RITORNO DEL PRINCIPE

Un testo fondamentale per capire il paese in cui viviamo.
Alberto.


Roberto Maria Ferdinando Scarpinato (Caltanissetta, 14 gennaio1952) è un magistrato italiano, procuratore generale presso la Corte di Appello di Caltanissetta.
La sua carriera come magistrato inizia nel 1977. Dopo aver prestato servizio presso il consiglio superiore della magistratura, ha poi svolto incarichi come sostituto procuratore ed in seguito procuratore aggiunto nella procura di Palermo. Fu membro della struttura locale antimafia fino al 2002, fra i casi seguiti La Torre, Mattarella e Dalla Chiesa.[1]
Nel 1989 conobbe e interrogò Francesco Marino Mannoia, pentito di Cosa Nostra a cui avevano ucciso sorella e madre e dopo uno degli esecutori materiali di tali omicidi, Giovanni Drago altro collaboratore.[2]
Roberto Scarpinato, magistrato impegnato da anni nella lotta contro la Mafia e contro il potere occulto di alcune alte cariche dello stato,[3][4] e Paolo Borsellino, è autore di numerose pubblicazioni in Italia.. durante gli anni dal 1989 al 1992 ha collaborato con Giovanni Falcone, considerato da molti come un suo allievo
Tra i processi più importanti condotti da Scarpinato, va ricordato il processo a carico del senatore a vita Giulio Andreotti. Collabora anche con la rivista MicroMega[5] inoltre ha avuto parte attiva nell'operazione chiamata "Golem", che ha portato agli arresti 13 persone accusate a vario titolo[6]


Non è vero che la mafia è quella che si vede in tv, e che i corrotti e i criminali sono una malattia della nostra società. Qui, in Italia, la corruzione e la mafia sembrano essere costitutive del potere, a parte poche eccezioni (la Costituente, Mani pulite, il maxiprocesso a Cosa nostra). Ricordate il "Principe" di Machiavelli? In politica qualsiasi mezzo è lecito. C'è un braccio armato (anche le stragi sono utili alla politica del Principe), ci sono i volti impresentabili di Riina, Provenzano, Lo Piccolo, e poi c'è la borghesia mafiosa e presentabile che frequenta i salotti buoni e riesce a piazzare i suoi uomini in Parlamento. Ma il potere è lo stesso, la mano è la stessa. II libro è questo: racconta il fuori scena del potere, quello che non si vede e non è mai stato raccontato ma che decide, fa politica e piega le leggi ai propri interessi. Ci avviamo verso una democrazia mafiosa? Gli italiani possono reagire, è già successo.