
Alberto.
Roberto Maria Ferdinando Scarpinato (Caltanissetta, 14 gennaio1952) è un magistrato italiano, procuratore generale presso la Corte di Appello di Caltanissetta.
La sua carriera come magistrato inizia nel 1977. Dopo aver prestato servizio presso il consiglio superiore della magistratura, ha poi svolto incarichi come sostituto procuratore ed in seguito procuratore aggiunto nella procura di Palermo. Fu membro della struttura locale antimafia fino al 2002, fra i casi seguiti La Torre, Mattarella e Dalla Chiesa.[1]
Nel 1989 conobbe e interrogò Francesco Marino Mannoia, pentito di Cosa Nostra a cui avevano ucciso sorella e madre e dopo uno degli esecutori materiali di tali omicidi, Giovanni Drago altro collaboratore.[2]
Roberto Scarpinato, magistrato impegnato da anni nella lotta contro la Mafia e contro il potere occulto di alcune alte cariche dello stato,[3][4] e Paolo Borsellino, è autore di numerose pubblicazioni in Italia.. durante gli anni dal 1989 al 1992 ha collaborato con Giovanni Falcone, considerato da molti come un suo allievo
Tra i processi più importanti condotti da Scarpinato, va ricordato il processo a carico del senatore a vita Giulio Andreotti. Collabora anche con la rivista MicroMega[5] inoltre ha avuto parte attiva nell'operazione chiamata "Golem", che ha portato agli arresti 13 persone accusate a vario titolo[6]
Non è vero che la mafia è quella che si vede in tv, e che i corrotti e i criminali sono una malattia della nostra società. Qui, in Italia, la corruzione e la mafia sembrano essere costitutive del potere, a parte poche eccezioni (la Costituente, Mani pulite, il maxiprocesso a Cosa nostra). Ricordate il "Principe" di Machiavelli? In politica qualsiasi mezzo è lecito. C'è un braccio armato (anche le stragi sono utili alla politica del Principe), ci sono i volti impresentabili di Riina, Provenzano, Lo Piccolo, e poi c'è la borghesia mafiosa e presentabile che frequenta i salotti buoni e riesce a piazzare i suoi uomini in Parlamento. Ma il potere è lo stesso, la mano è la stessa. II libro è questo: racconta il fuori scena del potere, quello che non si vede e non è mai stato raccontato ma che decide, fa politica e piega le leggi ai propri interessi. Ci avviamo verso una democrazia mafiosa? Gli italiani possono reagire, è già successo.
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