sabato 7 agosto 2010

FRED UHLMAN - L'amico ritrovato

PATRICIA
Breve ma intenso libro che ci parla del valore dell'amicizia.
La storia è ambientata in Germania durante la Seconda Guerra Mondiale.
La lettura risulta scorrevole anche per chi solitamente non ama particolarmente leggere... provare per credere.

Fred Uhlman, noto anche come Manfred Uhlmann, (Stoccarda, 19 gennaio 1901Londra, 11 aprile 1985), è stato uno scrittore, pittore e avvocato tedesco.
Nato ebreo dovette abbandonare la sua patria per sfuggire alle persecuzioni naziste. La sua formazione ha luogo frequentando nella sua città il "Karl Alexander Gymnasium", di gloriose tradizioni, per poi continuare gli studi in legge.
Dal 1927 praticò la professione di avvocato, fu membro attivo del Partito socialdemocratico tedesco (SPD) ed ebbe contatti con Kurt Schumacher. Di religione ebraica dovette abbandonare l'attività nel 1933 quando si instaurò il regime nazista. Lasciò la Germania per recarsi prima in Francia, dove si fece conoscere come pittore, e tre anni dopo in Inghilterra dove ebbe i primi successi in tale professione.
Nel 1971 pubblicò la sua opera più famosa: il romanzo L'amico ritrovato (Reunion). Iniziò così una trilogia, la Trilogia del ritorno, che comprende anche Un'anima non vile e Niente resurrezioni, per favore.
La notorietà in campo letterario gli arrivò per l'opera autobiografica Storia di un uomo (The Making of an Englishman), oltre che per il già citato L'amico ritrovato. Quest'ultimo dopo un primo insuccesso, venne tradotto in diciannove lingue e dal quale, nel 1989, fu tratto il film L'amico ritrovato, di Jerry Schatzberg.


                                                      Nella Germania degli anni Trenta, due ragazzi sedicenni frequentano la stessa scuola esclusiva. L'uno è figlio di un medico ebreo, l'altro è di ricca famiglia aristocratica. Tra loro nasce un'amicizia del cuore, un'intesa perfetta e magica. Un anno dopo, il loro legame è spezzato. "L'amico ritrovato" è apparso nel 1971 negli Stati Uniti ed è poi stato pubblicato in Inghilterra, Francia, Olanda, Svezia, Norvegia, Danimarca, Spagna, Germania, Israele, Portogallo.
Olocausto, razzismo, guerra sono alla base del libro. Il romanzo è ambientato in Germania nel periodo di ascesa del partito nazionalsocialista (1933): ormai Hitler era ad un passo dal potere e l'intolleranza razziale e il culto della razza ariana si diffondevano nella maggior parte del paese. Il romanzo è incentrato sulla grande amicizia tra due ragazzi sedicenni: Hans Schwarz, figlio di un dottore ebreo, e Konradin, conte di Hohenfels. Konradin appare sicuro nel portamento, sempre composto, un vero aristocratico dal sorriso controllato, appena accennato, altezzoso, elegante non solo nel vestire, ma anche nel muoversi (al contrario di Hans, talvolta impacciato e trasandato nell'abbigliamento). I suoi vestiti sono impeccabili, fatti di buona stoffa e taglio; anche i colori sono sobri ed eleganti. Konradin ha un atteggiamento tale da sembrare adulto. E' conte di Hoenfels, ma la sua particolare eleganza non dipende dal titolo nobiliare: nella sua classe ci sono altri "titolati", ma nessuno può reggere il paragone con lui. Hans si rende conto di essere molto diverso da quel ragazzo biondo: infatti è timido e insicuro, ha le mani tozze e goffe, sempre macchiate d'inchiostro a differenza di quelle di Konradin, che sono bianche, pulite e curate. Tutto ciò che possiede è curato nei minimi particolari: dalla cartella alla penna stilografica. L'autore (Fred Uhlman, nato a Stoccarda nel 1901 e morto nel 1983 a Londra) del romanzo (autobiografico) ambienta il racconto nella Stoccarda del primo dopoguerra. La città aveva una popolazione che non superava il mezzo milione di abitanti, era munita dei migliori teatri e musei del nord Europa: aveva tutto l'aspetto di una capitale. La città si estendeva in una stretta valle circondata da vigneti e da colline. Sulle terrazze dei numerosissimi ristoranti nelle sere d'estate, la gente si divertiva allegramente bevendo in compagnia. I due ragazzi frequentandosi imparano a conoscersi sempre meglio: spesso Hans invita Konradin a casa sua. Nell'animo di Hans si insinua il dubbio che l'amicizia non sia pienamente corrisposta perché Konradin contraccambiava i suoi inviti evitando scrupolosamente di farsi vedere dai propri famigliari in sua compagnia. Tutti i dubbi di Hans furono confermati da un episodio: la mamma di Hans aveva procurato due biglietti per il Fidelio; il giorno dello spettacolo erano presenti all'interno del teatro personaggi di rilievo come il Presidente della Repubblica e la famiglia Hohenfels; oltre a Konradin erano presenti anche il conte e la contessa. Konradin saluta alcuni suoi conoscenti, incrocia lo sguardo di Hans ma finge di non riconoscerlo. Al termine del primo atto Hans si reca nel grande salone e attende l'arrivo della famiglia Hohenfels. Il suo amico, quando arriva, non lo degna nemmeno di un saluto. Il giorno seguente i due ragazzi continuano a parlarsi come se nulla fosse accaduto, ma giunti al momento di salutarsi, di fronte all'abitazione di Konradin, Hans chiede con franchezza quale fosse il motivo per il quale il giorno precedente lo aveva freddamente evitato. Konradin inizialmente nega tutto, dichiarando di non averlo visto, ma poi decide di rivelare al suo migliore amico l'odio della madre verso gli ebrei, che considera inferiori a servi, la feccia della terra, e che teme in quanto rappresentano un vero e proprio pericolo. Questo episodio rappresenta per l'autore l'inizio della fine dell'amicizia tra i due ragazzi.
 Molto difficile da capire l'atteggiamento di Konradin, al momento viene giustamente interpretato come tradimento, irreparabile offesa ai sentimenti più nobili di amicizia. La tragicità degli avvenimenti che seguono il suo esilio in America, il suicidio dei genitori, tutto contribuisce a creare nell'animo del lettore un crescente senso di dolorosa tristezza. Il finale è a sorpresa, imprevedibile, ed illumina l'animo dell'autore, comunicando al lettore una commozione profondissima. L'amico si è addirittura immolato alla causa degli ebrei ed ha sancito con il suo atto di eroismo (tentativo di attentato a Hitler) un patto di fedeltà immortale.                                                                                                                                                                                                                                              

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